Content Strategy: Fiducia e Contatti Grazie ai Contenuti
- 13 Febbraio 2012
- Content marketing
Pochi giorni fa mi sono imbattuto in un post firmato Web in fermento dal titolo “L’esplosione del Content Marketing”. L’argomento ha subito destato il mio interesse poiché ha a che fare con la cosiddetta Content Strategy, che Wikipedia definisce come “la pratica di pianificare la creazione, diffusione e gestione di contenuti”. Esattamente il mio lavoro! Mi sono quindi messo alla ricerca di cosa avesse da dire la rete in proposito, nel tentativo di definire lo stato dell’arte del content strategy in Italia.
Il risultato è stato abbastanza deludente, perché sono ancora pochi i web writer e i content manager che si sono preoccupati di dedicare al tema un approfondimento. Oltre a Web in fermento, le pagine internet italiane che compaiono tra i risultati della query “content strategy” alla prima “o” di Google, infatti, sono appena tre. Eppure, il settore sta davvero esplodendo, e la domanda di contenuti originali e unici da pubblicare in rete è in fortissima crescita.
Su Google esiste addirittura un gruppo dedicato in lingua inglese che vanta ben 1407 membri iscritti e che ha all’attivo discussioni dai titoli eloquenti, come Content Strategy for Pinterest? oContent Strategy + Content Management. La diffusione e creazione dei contenuti, del resto, è ormai un fenomeno mondiale per almeno tre motivi:
1) Il numero di persone che ha accesso ai social network , e ancora prima a internet, è in costante crescita (v. l’infografica di Ninja Marketing);
2) La crisi economica ha costretto o convinto molte aziende a dirottare gli investimenti nel web a dispetto della tradizionale pubblicità (+20% all’anno secondo FCP-Assointernet);
3) Google ha introdotto di recente modifiche importanti come Panda Update e Caffeine nell’ottica di migliorare l’esperienza dei propri utenti.
Se poi si contestualizza la Content Strategy al paese Italia e quindi alla nostra lingua, la faccenda si fa ancora più seria e delicata. Visto quanto detto finora, le opportunità di crescita per chi vuole investire in una strategia di creazione di contenuti in lingua inglese, infatti, sono buone, ma diventano addirittura ottime in relazione alla pochezza di contenuti in lingua italiana, con argomenti ancora ignorati o male affrontati.
L’esperimento è alla portata di tutti: provate ad esempio a digitare query di ricerca come “miglior camicia sartoriale”, “miglior mazza da baseball”, “miglior sedia alluminio” e immaginate se, al posto di quei risultati vaghi e male ottimizzati (a volte discussioni di forum, altre volte elenchi di prodotti con pochissimo testo) ci fosse un articolo dedicato, tra le prime posizioni grazie a un lavoro di SEO e reso leggibile per il web con qualche semplice accorgimento.
Nel 2012, per concludere, assisteremo con ogni probabilità a un vero e proprio boom della content strategy. A chiederlo a gran voce, d’altra parte, sono gli stessi fruitori della rete.
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